Sulla vicenda del Sindaco di Roma Ignazio Marino ho emozioni e pensieri contrastanti. So che ha sbagliato, non si usano i denari pubblici per andare a cena con la famiglia, non si raccontano bugie ed è chiaramente “peggio la toppa del buco” quando ha detto che dava (restituiva) 20 mila euro al Comune. L’ho trovato eccessivo in molte altre occasioni compresa la visita a Philadelphia per il Papa. Giustissima in sé, se serviva a promuovere Roma, ma “esagerata” con esibizioni che hanno dato l’idea di una strumentalizzazione del Papa a fini mediatici. Potrei continuare con le note dolenti ma resterebbe un disagio che mi deriva dalla considerazione della sproporzione tra l’attacco mediatico continuo e feroce contro Marino e i suoi errori. Ripercorriamo questi anni: eletto con una amplissima maggioranza (64%) dopo poco è attaccato selvaggiamente per la Panda Rossa in divieto di sosta; di nuovo sotto attacco, senza avere responsabilità, per il tragico incidente ad un bambino nell’ascensore della Metro. Di “Mafia Capitale” sembra un corresponsabile nella narrazione delle redazioni romane di Repubblica e Messaggero e nei talk show televisivi. Poco generoso il modo in cui il Prefetto Gabrielli lo tratta e lo stesso va detto del trattamento che gli riserva Renzi: sempre irridenti e assai poco solidali.
Quindi? Con ogni probabilità Marino si è trovato a governare una situazione di profondo degrado della macchina amministrativa della città senza averne i mezzi e le capacità. Ma il trattamento che gli è stato riservato mi lascia l’amaro in bocca: sento l’istinto di essergli solidale e, soprattutto, il retrogusto di interessi e di potentati che, sentitisi in pericolo, hanno reagito per perpetuarsi. E questo non è un problema di buona/cattiva amministrazione, questo diventa un problema di democrazia, di chiarezza e di trasparenza su chi comandi, davvero.
(L’articolo è stato pubblicato oggi da il Mattino di Padova)