Sta emergendo in queste settimane, in vista anche delle elezioni Regionali,uno dei nodi che ritengo decisivi per il nostro futuro: decidere quale sia la dimensione dentro la quale affrontare i problemi. La decisione va presa, non possiamo continuare a rinviare: un tempo si diceva che “se tu non ti occupi di politica, sarà la politica ad occuparsi di te”. Oggi credo che la democrazia, in Europa, debba porsi questa urgenza: “Se tu non ti occupi della globalizzazione, sarà la globalizzazione ad occuparsi di te”.
Parto dai numeri perché, come ci ricorda Agostino, “se togli i numeri alle cose tutte periranno”. Il Veneto è una regione con meno di 5 milioni di abitanti. Meno dell’1% dei cittadini europei. L’Europa possiamo riassumerla in 3 numeri: 7, 25, 50. In sintesi: 7, siamo il 7% della popolazione mondiale, 500 milioni di persone; 25, produciamo il 25% del PIL mondiale, siamo il primo mercato del mondo; 50, perchè qui, in Europa, si spende il 50% del Welfare, della spesa sociale mondiale (scuola, sanità, servizi, assistenza alle povertà e disabilità). Aggiungo un numero, 4: siamo il 7% della popolazione, ma qui c’è il 4% degli Under 29. Questo è quello che siamo, sui fondamentali, economici e demografici. La globalizzazione, che è la sfida da vincere per un futuro di progresso e di opportunità, ci vede competere – tra gli altri – con la Cina (1 miliardo e 600 milioni di persone) e con l’India (1 miliardo e 300 milioni); sono realtà enormi, che mettono insieme quasi mezza umanità, e che competono con il loro “peso” complessivo nel mercato mondiale, agendo ciascuna come un unico blocco, con una strategia economica unitaria. Come Europa, se affrontiamo divisi questi colossi, e pure altri emergenti (compresa l’America Latina), saremo sconfitti. Sono i numeri – duri e puri – a spingerci verso gli Stati Uniti d’Europa, non una vaga e salottiera suggestione ideale. E potrei fare tanti altri esempi che ci raccontano la “convenienza” materiale degli Stati Uniti d’Europa: una politica estera comune, una diplomazia comune, senza 28 ambasciatori per ogni Stato, più quello dell’Unione; un esercito comune, si calcola che potremmo risparmiare circa i 2/3 delle spese militari (e lavorare meglio sui temi della sicurezza mondiale); un debito pubblico comune, un grande vantaggio in termini di affidabilità; una politica fiscale comune.
Se è tutto così lapalissiano perché non “accade”? Perché, al momento, prevale un’altra logica: gli Stati d’Europa faticano ad essere “Uniti” perché conservano la stabilità degli interessi nazionali consolidati. Ma questa conservazione nel medio periodo ci porterà al declino. Per questo voglio sottolineare l’importanza di un dibattito pubblico che affermi – dal basso, con la forza popolare – la necessità di una comunità politica vera, di un’unità vera; e mi fa piacere che questo dibattito cresca nelle forze economiche della nostra Regione, che preferiscono guardare al futuro piuttosto che perseverare la dimensione della “lagna continua” dando sempre la colpa a qualcun altro. Questo dibattito deve lievitare, deve diventare convinzione profonda, deve produrre energia e voglia di cambiamento. Dimenticando per sempre la sterilità del dibattito passato, quello che vorrebbe inchiodarci ad un rancoroso e impotente indipendentismo. Indipendenti da chi, da cosa? E per andare dove? A sparire? A diventare invisibili? Siamo seri, siamo responsabili, fissiamo i volti della gente che perde il lavoro, dei giovani che non riescono a costruirsi un progetto di vita, e smettiamo di istigare scempiaggini fuori dalla storia o guerre tra poveri. Io sono cresciuto in un partito che raccoglieva rabbia, angoscia, disperazione, ma che ha sempre cercato di trasformare questa energia in una forza razionale di miglioramento delle condizioni di vita delle persone. Per questo, oggi la rabbia della crisi – che sicuramente alcuni movimenti eccitano e strumentalizzano – deve diventare spinta per un nuovo ideale, gli Stati Uniti d’Europa. Uno spazio in cui il Veneto troverà la sua nuova dimensione e nuove opportunità, una rete più fitta dentro la quale correranno l’eccellenza del nostro manifatturiero e sempre più persone attratte da un territorio di grande storia e grande bellezza.