
Venerdì ho portato un saluto introduttivo al seminario promosso da S&D in collaborazione con il Centro di Ateneo per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, diretto dal Prof. Carlo Fumian. Riprendo alcuni passaggi:
“Quando, prima con il Prof. Fumian, e poi in un dialogo crescente con il Dottor Calogero e con l’on. Naccarato, abbiamo immaginato un convegno sul tema del terrorismo, sul ruolo di magistratura, forze dell’ordine e partiti politici negli anni di piombo, non potevamo pensare che questa espressione – terrorismo – potesse trovare un riscontro tanto angosciato nelle ore che stiamo vivendo dopo i tragici fatti di Parigi.
Il sentimento che questa violenza provoca è quello della paura. Ma alla paura possiamo e dobbiamo reagire. Questa settimana siamo stati tutti toccati dall’addio a Valeria Solesin, “una ragazza italiana, una ragazza europea”, come l’ha descritta a Strasburgo il Presidente Sergio Mattarella. Una giovane vita stroncata insieme ad altre 129 persone, una giovane donna uccisa dal terrorismo. Ma credo che Piazza San Marco, migliaia di persone, e prima di tutto la famiglia di Valeria abbiano rappresentato una splendida reazione alla paura. Il padre di Valeria, in un certo senso, ha “dettato” la linea.
Venendo al tema del convegno. C’è stato un tempo in cui militare in un partito politico, esprimere le proprie opinioni, battersi per le idee in cui si credeva poteva costare la vita. C’è stato un tempo in cui sparavano ad una divisa, e dentro c’era un uomo. È stata una stagione buia, triste, terribile e – per certi versi – è stata inaugurata proprio qui a Padova, con l’omicidio di Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci da parte delle Brigate Rosse.
Quel clima, per fortuna, non è più tornato, anche se in più occasioni la violenza si è riaffacciata nel dibattito pubblico e qualcuno ha tentato di ripercorrere gli errori del passato. Se non ci è riuscito, se attorno a questi tentativi non si è creato consenso lo si deve anche a chi ha promosso seminari come questo; a chi ha studiato, a chi ha promosso iniziative di discussione e dialogo; a chi ha creduto nella forza straordinaria dell’approfondimento, della conoscenza. In questo modo abbiamo costruito una cultura del rispetto e della non violenza che – gradualmente – si è radicata nella nostra comunità e anche nelle nuove generazioni.
In questa sede, sicuramente, avremo modo di ascoltare studiosi universitari e magistrati che forniranno una lettura scientifica del fenomeno del terrorismo. Partiremo dall’analisi dei fatti e da sentenze passate in giudicato: non si tratta di verità assolute, certo, ma di materiale su cui è possibile sviluppare ragionamenti approfonditi, precisi, rigorosi. È quello di cui abbiamo bisogno per capire la Storia e renderla generativa per il tempo che stiamo attraversando.
Il seminario di oggi illumina il ruolo di Magistratura, Forze dell’Ordine e partiti politici. Tengo a sottolineare l’impegno decisivo delle Forze dell’Ordine e della Magistratura, e in particolare il lavoro di Pietro Calogero e la capacità di individuare il concetto di “partito armato”, per sottolineare i legami – ideologici e organizzativi, da “partito”, appunto – tra diverse cellule del terrore.
Infine, i partiti. Ho militato in un Partito – il PCI – che ha dato un contributo decisivo a difendere la democrazia e ad isolare i terroristi, prosciugando le fonti del loro consenso. É una vicenda, questa, che ci stimola a capire l’importanza dei Partiti, anche oggi, in un tempo descritto dagli scienziati della politica e dai sociologi come disintermediato e liquido. Certo, ci vogliono innovazione di forme e linguaggi. Ma l’alternativa a persone che si organizzano diventando “parte” e costruendo un punto di vista autonomo, indipendente, non in balìa dei media, al momento, non la vedo. Questo tema tocca fortemente la sostanza della nostra Democrazia”.